mercoledì 23 marzo 2016

Storia di una famiglia riccia che si dimenticò di andare in letargo per correre dietro a un pallone


C'era una volta una famiglia come tante: papà orso, mamma gatta, una piccola gazzella lesta e un piccolo facocero pigrone.
Un giorno papà orso trovò per caso nel bosco un pallone, ma non tondo come tanti; era un pallone ovale, un po' schiacciato, un po' sporco, ma che, come per incanto, rimbalzava in modo imprevedibile, quasi avesse un'anima.
Papà orso fu affascinato da quella magica palla che non faceva mai quel che ci si aspettava; avrebbe voluto tanto giocarci, ma il muro non bastava..... bisognava trovare qualcuno che giocasse insieme a lui.
Poi, un giorno, girando e rigirando per la foresta, conobbe un gruppo di ricci che pareva saperne molto sulla magia del pallone ovale. Questa squadra di ricci si allenava in un prato fangoso e ombroso.
Si sentivano urla e risate e papà orso non seppe resistere.

Fu così che si unì ai ricci e, col passare del tempo, divenne un po' riccio anche lui.
Cioè, rimase sempre orso, ma quando si trovava con gli amici ricci, gli sembrava di sapersi divertire di più.
Si impegnò per rimettersi in forma, si lisciò la pelliccia e la acconciò a mo di aculei...e fu così che divenne papà orsiccio, un po' orso un po' riccio.
Mamma gatta, sorniona e sospettosa, all'inizio guardava di sottecchi questi animaletti pungenti, pronta a mangiarseli in caso di necessità, ma anche un po' gelosa, perchè con loro papà orsiccio rideva e scherzava, lasciando da parte la proverbiale flemma.
Un giorno papà orsiccio convinse la mamma ad andare a vedere la magia della palla ovale.
Di palle tonde o ovali mamma gatta non ne capiva un granchè, se non che per corrergli dietro ci voleva una grande fatica, come con i topi.
Così si stiracchiò un po', si acciambellò e poi si mise ad osservare.
Le piaceva vedere il sorriso sudato di papà orsiccio, così, per farlo ancora più contento, si dedicò a quel che le veniva meglio: sfamare il suo grande appetito.

Fu così che anche mamma gatta divenne un po' riccia, anzi, cuoriccia, un po' cuoca un po' riccia.
Insieme alle altre mamme e mogli ricce spadellava in ottima compagnia e, tra un piatto a l'altro, cominciò a capire che la magia della palla ovale non si fermava dentro il campo, ma continuava fuori, fra fuochi e pentole, dove bollivano voci allegre e serene.



Inutile dire che anche i piccoli furono contagiati da quello strano rimbalzare del pallone in campo e dei sorrisi fuori campo, così tutta la famiglia diventò riccia.
Accolti fra i ricci si sentivano talmente bene che papà orsiccio dimenticò di andare in letargo, mamma cuoriccia dimenticò il caldo cuscino davanti al fuoco, la piccola gazzella riccia dimenticò che non amava sporcarsi nell'erba e il piccolo facocero riccio dimenticò di essere pigrone.
Ecco cosa riusciva a fare la palla incantata.

1 commento:

katherine ha detto...

Magia della condivisione, del lavorare insieme, dello scambiarsi idee, del dividere le fatiche!
Un pallone può fare tanto, se riesce a raccogliere tutti intorno a sé per un magnifico lavoro di squadra!